La potenza del metodo Biodinamico è nell’ascolto.
Un ascolto presente, un ascolto senza giudizio.
Un ascolto che avviene tramite un contatto che l’operatore offre al cliente.
Un contatto dolce e non invasivo, un contatto che c’è, semplicemente, non chiede e non vuole ottenere niente, un contatto che è.
Quando
avvengono dei traumi evolutivi, ovvero in quel periodo di tempo che
trascorriamo nella pancia della mamma e nei nostri primi mesi di vita,
tali traumi restano nel sistema nervoso autonomo della persona, e in
quelli che sono i sensi dell’embrione.
L’embrione, contrariamente a
quanto si credeva fino a pochi anni fa, sente e percepisce.
Con non 5,
bensì con 12 sensi (David Chamberlain, Windows to the Womb*): per
citarne alcuni, il senso del contatto attivo e passivo, il caldo e il
freddo, il dolore (!), il bilanciamento, il senso di gravità e
l’orientamento nello spazio.
Quando si ha a che vedere con
questo tipo di traumi, a poco serve la nostra parte cognitivo-razionale,
che si sviluppa ben dopo la nostra nascita. Questo tipo di traumi vanno
accolti e rilasciati ‘parlando’ un linguaggio analogo a quello
dell’embrione, del feto e del nuovo nato.
Un linguaggio che,
tramite il tipo di contatto che avviene nelle sessioni di Biodinamica
Craniosacrale, viene parlato tra le mani dell’operatore, il suo stato di
presenza amorevole, e il corpo del cliente. Quello che il sistema
dell’operatore silenziosamente trasmette tramite il contatto al corpo
del cliente è: io sono qui, per te, sei al sicuro, sei protetto, se vuoi
puoi lasciare andare.
E qui il corpo parla, con scariche emotive, rilasci muscolari, rilassamento.
E, un infinito sollievo.
Maria Cristina Leboffe
(tutti i diritti riservati)
(*)
David Chamberlain, Ph.D è un pioniere della psicologia prenatale e uno
dei fondatori e leader dell'Associazione per la Psicologia e la Salute
Pre e Perinatale (APPPAH).
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