Il concetto di tempo come nostra memoria non è corretto.
Questo e’, secondo me, il punto fondamentale per comprendere i metodi biodinamici, e per spiegarli.
Esiste un concetto di spazio tempo, ovvero di una nostra configurazione vibrazionale avvenuta in un dato istante e il movimento verso la successiva. Un po’ come quando vediamo delle immagini al rallentatore e vediamo l’impronta lasciata nello psazio dal movimento del corpo. Bene, lo stesso avviene per le emozioni e quello che proviamo in un dato spazio-momento.
Tutto questo viene aggiunto al fatto che tutto l’universo è in movimento continuo e costante.
È come se nello spazio infinito del campo universale rimanessero infiniti fotogrammi della nostra configurazione in un dato momento.
Gli stessi fotogrammi possono essere richiamati, riconnessi e modificati integrandoli in una nuova esperienza.
Questo spiegherebbe, con una logica inaffondabile, la possibilità di interagire con le dinamiche embrionali, e anche con eventi derivanti da vite passate/parallele durante le sessioni di Biodinamica, ove la connessione al campo da parte dell’operatore è la chiave stessa della sessione.
Lo spazio dell’universo è il database della nostra vita, e’ li’ che risiede la nostra memoria. E il corpo, tramite un’intenzione non filtrata dal giudizio e dalla paura, ha il potere di richiamarla e integrarla naturalmente, rimodellandola.
Maria Cristina Leboffe 2017
(tutti i diritti riservati)
Questo post è stato ispirato da questo video della Resonance Science Foundation e da un post di Nassim Haramein, e dalla mia esperienza lavorativa quotidiana con i metodi biodinamici.
Qui trovate il link al video:
Is time an illusion?